Pole-kiz

L’unione di 2 stili

Vi sarete chiesti il perché abbia voluto combinare 2 stili apparentemente ben distinti:

Lo scopo qui proposto non è insegnare un nuovo stile, perché si lascia all’esperienza degli insegnanti coinvolti insegnare le proprie discipline in modo indipendente l’una dall’altra: tuttavia, avvicinandomi ad entrambe come allieva, ho elaborato una mia idea di come possano avere un significato insieme, trovando una certa complementarietà nell’esercizio fisico come anche nell’esecuzione di una coreografia, incoraggiando cioé lo studio delle 2 discipline sia separatamente sia unite.

Alla base di ogni ballo africano è essenziale una buona preparazione fisica.

La migliore per chi viene dal mondo della danza è senz’altro la pole-dance: chi ha ballato una vita non riuscirà mai a fare sala pesi per la voglia di farlo, se non per una motivazione ben precisa: la volontà di eseguire leve ed acrobazie sul palo, per le quali occorre una grande forza fisica e flessibilità.

La pole-dance non ha origini ben definite, ma interessante è osservare come diverse culture abbiano posto l’attenzione, fin dai tempi più antichi, sullo sviluppo della forza fisica e spirituale, attraverso discipline molto simili tra loro.

Uno dei possibili antenati della pole-dance è l’antica arte del 角抵戏  juédǐxì, che risale alla dinastia cinese Han (206a.c-220 d.c). Si tratta dell’antico wrestling comprendente acrobazie, arti marziali, illusionismo, recite musicali, concerti e danze, riprendendo uno spettacolo che simulava i combattimenti del periodo degli Stati Combattenti (481-221 a.C.) come rito marziale.

Altra possibile origine è il Mallakhamb, uno sport praticato dai giovani indiani che risale al 12° secolo. Nato come esercizio complementare per il wrestling, ora è praticato come sport in sé. Gli atleti eseguono una varietà di pose yoga e ginnastica mentre sono sospesi da una corda o su un palo. Interessante è il fine di fortificare, oltre ad un corpo sano e forte, la forza di volontà e sviluppare la mente.

Seguendo una serie di evoluzioni, la pole-dance è poi arrivata a noi come la conosciamo oggi ed è stata riconosciuta come sport nel 2005, quando si è svolto il primo campionato mondiale ad Amsterdam. Da quel momento ha iniziato a diffondersi con molto successo sia in occidente sia in oriente, come sport innovativo ed estremamente motivante, dato che la resistenza fisica aumenta insieme ad equilibrio ed autostima, tonificando il corpo e acquistando sicurezza in sé anche a livello mentale.

Perché dunque combinarla con la kizomba?

Questo ballo, in dialetto Kimbundu, oltre ad indicare il genere musicale e lo stile di danza, significa anche festa del popolo, ed è il nome originario della danza dei neri che hanno resistito alla schiavitù.

Nasce in Angola agli inizi degli anni ’80 come fusione di semba e zouk: la prima è un ballo a tempo molto rapido, che mostra già i caratteri della kizomba e prevede un’attenzione particolare sul movimento del bacino, oltre a un tocco delicato fra i due partner. La seconda, invece, è un genere di musica specificamente caraibico e la parola zouk in lingua creola assume il significato di “festa” o “incontro”.

La musica tradizionale angolana da cui hanno origine i brani di kizomba, parla di temi sociali come la difficoltà economica della popolazione sotto il regime coloniale portoghese, fino alla sofferenza in amore delle più celebri canzoni attuali.

Quindi la pole-kiz nasce come elaborazione delle discipline studiate: la componente acrobatica della pole-dance è scandita dal ritmo della kizomba e accompagnata dal ballerino che riporta la pole-dancer ad un aspetto più umano, come una sorta di trasformazione della ballerina che prima era in solitudine e poi, con la dolcezza del partner, ritorna a potersi esprimere manifestando la propria identità in sintonia con se stessa e con “l’altro”, stimolando al miglioramento della persona. La caratteristica peculiare della kizomba è infatti la ricerca della “connessione” con il partner, con l’obiettivo di arrivare alla sintonia assoluta.